venerdì 7 novembre 2008

Intervista a Tomas Hirsch sull'elezione di Barack Obama

06-11-2008 Santiago del Cile
"E' un tremendo richiamo alla pace"


Dopo le elezioni più trascendentali degli ultimi anni, la speranza in un cambiamento nella politica globale è latente. Quasi tutti, compreso il nuovo presidente degli Stati Uniti Barack Obama, auspicano la fine delle guerre e la riduzione del deterioramento mondiale. Per Tomas Hirsch queste elezioni sono "un segnale dato da milioni di nordamericani alla ricerca di un cambiamento" Il 4 novembre scorso è una data storica per gli statunitensi, e anche per la popolazione mondiale che osservava attentamente lo sviluppo di una delle elezioni più importanti degli ultimi decenni. Dal 10 febbraio 2007, quando aveva annunciato la sua precandidatura presidenziale, fino al giorno delle elezioni, nelle quali ha ottenuto più di 350 voti dei grandi elettori (e più di 60 milioni di voti individuali), si è generata un'aspettativa totale per quello che rappresentava questo candidato democratico e afro-americano di soli 47 anni. Ma al di là del personaggio, la sua elezione apre la speranza globale per cambiare le politiche distruttive che gli Stati Uniti portano avanti nel pianeta. "Credo che l'aspetto ancora più importante dello stesso Obama (poiché non si sa come governerà), è il segnale che hanno dato milioni di nordamericani alla ricerca di un cambiamento. Questo è ciò che più dà speranza e apre il futuro", afferma Tomas Hirsch. Obama ha un programma pieno di promesse che spingono a credere in questo cambiamento a partire dal suo mandato. Togliere le truppe dall'Iraq in 16 mesi e investire 150 miliardi di dollari all'anno per promuovere lo sviluppo di fonti di energia alternative e ridurre così la dipendenza dal petrolio, sono alcune delle proposte che sono bene accolte da tutti, ma si scontrano con il deficit di bilancio statunitense, che arriverà a 1 miliardo di dollari secondo alcuni analisti. "Non vedremo nessun cambiamento all'inizio, né cessazione di blocchi economici (Cuba), e non ritireranno rapidamente le truppe dall'Iraq. Ma come direzione mostra un cambiamento e una sensibilità nuova", aggiunge Hirsch, comprendendo quello che si trova ad affrontare Obama al suo arrivo alla Casa Bianca. Rispetto alla relazione con l'America Latina, Barack Obama è stato interpellato molte volte come candidato alla presidenza. In un'intervista alla CNN in spagnolo nel febbraio scorso, ha affermato di essere aperto verso i paesi della regione nella ricomposizione di alleanze (da pari a pari), che erano state abbandonate da Bush, più concentrato nella guerra con l'Iraq che nei negoziati. Rispetto a questo Hirsch dice che "Il nuovo presidente degli Stati Uniti dovrà, tra le altre cose, confrontarsi con la questione dei prigionieri a Guantanamo, con i problemi di frontiera con il Messico, e stabilire un dialogo con Hugo Chávez; in questo senso l'elezione di Obama si presenta come un'opzione che dà speranza", che secondo il Portavoce umanista, "sintonizza il popolo statunitense con i popoli latinoamericani nella ricerca di nuovi cammini dove possa prevalere la non violenza (...) Credo che sia un tremendo richiamo alla pace, una tremenda aspirazione di parte della popolazione, soprattutto dei giovani, e questo sta dando un segnale molto forte".
Eduardo Muñoz
Ufficio Stampa Partito Umanista - Cile
(traduzione di Valerio MH)

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