venerdì 31 ottobre 2008

Vittoria a Praga!

Cari amici,

ecco le ultime notizie sulla nostra lotta contro il sistema di difesa
anti-missile degli Stati Uniti.

Questa settimana era molto importante: entrambe le camere del Parlamento
dovevano votare su questo tema e nessuna delle due l'ha fatto!

Le sedute di ieri e di oggi della Camera dei deputati sono state un
successo per noi: il governo non è riuscito a far passare la votazione
sulla ratifica del trattato (a causa del poco tempo e del grande numero
di interventi dei deputati di opposizione). Sembra che non voteranno
neanche domani, ultimo giorno di questa sessione, che così finirà senza
aver votato su questo tema.

Anche il Senato ha deciso di non votare oggi. Pensiamo che la lettera
inviata a tutti i senatori abbia avuto una forte influenza sulla loro
decisione finale.

Entrambe le camere potranno votare su questo tema nelle prossime
sessioni, ma al Senato a quel punto la situazione sarà molto diversa,
perché un terzo dei senatori sarà sostituito dai nuovi eletti, la
maggior parte dei quali è contraria alla base radar. I deputati
resteranno gli stessi, ma con l'attuale scompiglio all'interno del
governo le cose cambieranno di sicuro e noi avremo maggiori possibilità
di quelle attuali.

Durante la sessione di mercoledì il primo ministro ha annunciate di
voler prolungare di altri 60 giorni il dibattito su questo tema alla
Camera, così potrebbero volerci 120 giorni prima del voto finale di
ratifica. La Camera si riunirà di nuovo l'11 novembre, quindi abbiamo
tempo fino ad allora per continuare la pressione. Finora tutto bene!

Grazie per il vostro appoggio. Abbiamo vinto una battaglia importante,
ma la guerra non è ancora finite, quindi continuiamo a mantenere una
forte pressione.

Caldi saluti da Praga

Jan Tamas

giovedì 30 ottobre 2008

Sostenere "Il Manifesto": istruzioni

Ecco come è possibile sostenere il giornale

-On line, versamenti con carta di credito sul sito è il metodo più veloce ed efficace.

-telefonicamente, sempre con carta di credito, al numero 06-68719888, o via fax al numero 06-68719689. Dal lunedì al sabato, dalle ore 10,30 alle 18,30. Dove potete telefonare anche per segnalare, suggerire e organizzare iniziative di sostegno.

-Con bonifico bancario presso la Banca popolare etica – Agenzia di Roma – intestato a il manifesto – IBAN IT40K0501803200000000535353.

-Con Conto corrente postale numero 708016, intestato a il manifesto Coop. Ed. Arl. - via Bargoni 8 – 00153 Roma.

mercoledì 29 ottobre 2008

NO AL COLPO DI STATO DI VELLUTO IN REPUBBLICA CECA

Il Partito Umanista italiano si unisce alla protesta del movimento
nonviolento contro le basi in Repubblica Ceca e denuncia il tentativo di
colpo di stato in atto a Praga, con le votazioni per ratificare
l'accordo tra il governo ceco e quello americano sull'installazione
della base radar previste tra oggi e domani in un Parlamento sfiduciato
dagli elettori.

In particolare in Senato, voteranno rappresentanti che tra pochi giorni
non saranno più tali, visto che le recenti elezioni hanno segnato una
sonora sconfitta dei partiti di governo.

Il 70% della popolazione è contrario all'installazione della base radar
americana in Repubblica ceca, eppure i partiti di governo vanno avanti
come se nulla fosse.

Riprendendo le richieste dei partecipanti allo sciopero della fame del
maggio scorso, come umanisti italiani chiediamo di sospendere i
negoziati per un anno, di aprire una profonda discussione sull'argomento
in Repubblica Ceca, di ottenere la posizione dell'Unione Europea su
questo piano e di attendere la posizione della nuova amministrazione
statunitense.

Partito Umanista italiano

Giornata sulla scuola a Bresso

Ieri (28 ottobre) ho partecipato nel pomeriggio a una riunione scolastica che include
rappresentanti genitori, insegnanti e direttrice didattica (nella scuola
materna di mio figlio).
Avevo fatto una richiesta scritta alla direttrice di poter aggiungere
all'ordine del giorno il tema Gelmini ma mi è stata rifiutata. Durante la
riunione comunque ho tirato fuori il tema con l'appoggio anche di un altro
rappresentante dei genitori (Matteo di Sinistra Critica). Ho chiesto che
venga fatta una chiara informazione all'interno della scuola, come prima
cosa.
Seconda la direttrice non esistono problemi perché nella riforma non sono
previsti tagli e lei avrà tutte le risorse necessarie per portare avanti
l'anno prossimo il suo programma...
La sera c'è stato l'incontro pubblico organizzato dal Comune e un gruppo di
genitori-insegnanti. C'erano almeno 300 persone.
All'ingresso abbiamo distribuito i nostri volantini.
Hanno parlato: il sindaco, l'assessore all'istruzione, un altro assessore
della provincia di Milano, un'insegnante e un direttore scolastico e un
rappresentante della CGIL (che ci ha fatto dormire).
Quando finalmente hanno lasciato parlare il pubblico sono riuscito a fare un
intervento. Penso sia stata una buona opportunità per dare una
posizione ampia e proporre iniziative concrete.
Le istituzioni, seppur sfavorevoli alla riforma, mi sembrano abbastanza
immobili e si muovono con i loro tempi e le loro forme inadeguate a quello
che sta succedendo.

Questo è il testo dell'intervento:

"Buona sera a tutti, 
Sono Daniele Quattrocchi, un genitore e un'umanista.
Con un gruppo di genitori stiamo sviluppando dei laboratori sull'educazione nonviolenta.
Un compito arduo in questo mondo violento e ingiusto.
Sono papà di due bambini piccoli, uno frequenta la scuola materna Cino del Duca.
Sono molto preoccupato per il loro futuro e per la loro educazione.
Non si tratta solo di ciò di cui si parla maggiormente, dei tagli economici e della disoccupazione che aumenterà, comunque dei problemi gravi, ma soprattutto della direzione impressa da queste decisioni stupide e assurde.
Innanzitutto bisogna sottolineare l'arroganza e lo sprezzo con cui vengono imposte dal governo e la violenza con cui si cerca di mantenerle. La censura mediatica e l'intolleranza verso le proteste civili e democratiche della gente che finora ci sono state.
Questa sarà anche la caratteristica dell'istruzione che si vuole imporre per i prossimi anni: autoritaria, conformista e semplicistica.
Si vorrebbero formare individui fornendogli poche istruzioni essenziali, di base, per permettergli di leggere, scrivere e far di conto, cioè le competenze che si richiedevano a una persona istruita 50 anni fa.
Quello che basta per lavorare, è meglio che si pensi il meno possibile.
Non sono cose che mi sto inventando,  sono affermazioni della ministro Gelmini.
Sappiamo benissimo che la scuola ha bisogno di cambiamenti ma non di peggiorare per favorire la scuola privata!
Dal testo del decreto Gelmini emerge chiaramente una visione dell'Essere Umano omologato, inteso come un contenitore vuoto da riempire e da disciplinare a cui non si da voce. Si creerà un ambito scolastico molto numeroso e poco attento dove si avanzerà per meritocrazia, scavalcando gli altri ed emarginando i diversi, stranieri, poveri o disabili che siano.
Ma questo non è niente di nuovo si tratta solo di adeguare la scuola pubblica al modello pragmatico, competitivo e privatizzatore del sistema in cui viviamo. 
Desideriamo invece una comunità che educhi alla solidarietà,  alla  comunicazione, all'apertura, alla libertà.
Dei principi espressi nella Costituzione, la stessa che questi incoerenti vogliono far insegnare alle nuove generazioni. 
Guardo attraverso gli occhi dei miei figli e vedo esseri meravigliosi che vogliono comprendere il mondo e avere gli strumenti per superarne i limiti e provare a toccare il cielo. 
Proponiamo come primi passi di aderire alla manifestazione nazionale del 30 ottobre e di promuovere un comitato cittadino per la difesa della scuola pubblica che organizzi iniziative nonviolente e si coordini con le realtà delle altre città."
Daniele Quattrocchi

Gianni Lin al forum umanista su ArcoirisTV

Intervista a Giann Lin

Giann Lin, rappresentante di "Associna" al Forum Umanista Europeo di Milano, parla del problema del razzismo nell'Italia di oggi e di come si tenta di combatterlo.

Per vedere il filmato clicca qui!

ISTRUZIONE - L'ipotesi di Calamandrei

"Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un
partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione,
non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare
l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una
larvata dittatura.
Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole
di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno difetto di
essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino
sotto il fascismo c'è stata. Allora il partito dominante segue un'altra strada (è
tutta un'ipotesi teorica,intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole
pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a
favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo
partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste
scuole private. Cure di denaro e di previlegi. Si comincia persino a consigliare
i ragazzi ad andare a queste scuole , perché in fondo sono migliori si dice di
quelle di Stato. E magari si danno dei premi,come ora vi dirò, o si propone di
dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli
invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private.
Gli esami sono più facili,si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola
privata diventa una scuola previlegiata.
Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in
scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare prevalenza alle
scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che
bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i
cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto:
rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro
bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle
scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti
che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano
burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle
scuole private denaro pubblico."

Piero Calamandrei
Discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III congresso dell'Associazione a
Difesa della Scuola Nazionale, a Roma l'11 febbraio 1950

martedì 28 ottobre 2008

STUDENTI DEL POLITECNICO DI MILANO IN MOBILITAZIONE

  • Martedì 28
assemblea per discutere la legge 133 e per organizzare la mobilitazione - h 12.00 Bovisa @ ovale 
  • Mercoledì 29
in entrambe le sedi del Politecnico, volantinaggio e creazione di striscioni e coreografie per il corteo del 30 ottobre
h 8.30; assemblea in Città Studi (Politecnico + facoltà scientifiche della Statale) per l'organizzazione del corteo del 30
h 12.00 Dipartimento Via Celoria, 22; N.B. in questa data è previsto il voto in Parlamento del D.L. 137 che taglia 8 MLD di euro di fondi a elementari, medie e superiori
  • Giovedì 30
h 8.30 raduno per il corteo di Città Studi che raggiungerà Piazza Cordusio per dare vita al corteo universitario e poi raggiungere il corteo che partirà alle 9.30 da L.go Cairoli -Venerdì 31 inaugurazione dell'Università del Sapere Libero durante la giornata lezioni in P.zza Leonardo e preparazioni per partecipare alle esequie che si terranno in Bovisa il 3 Novembre
  • Lunedì 3 Novembre
LA GELMINI AL POLITECNICO sede Bovisa
TUTTI IN BOVISA A MANIFESTARE IL PROPRIO DISSENSO CONTRO CHI IPOCRITAMENTE CELEBRA L'ISTITUZIONE CHE STA DISTRUGGENDO!!! 
IL 27 OTTOBRE ERAVAMO IN 500... MOLTIPLICHIAMOCI!

Studenti del Politecnico in mobilitazione - siamo tutti coinvolti

Link utili:  Politecnico polimimob.blogspot.com

FIACCOLATA 28 OTTOBRE ORE 20.30 A FIRENZE CONTRO LEGGI 133 E 137

Sesto San Giovanni contro la Gelmini

Fiaccolata a Sesto il 28 ottobre
di Comitato Genitori-Docenti

I genitori, i docenti, i bambini e i ragazzi, di tutte le scuole, dalla materna alle superiori,i cittadini e le cittadine sono invitati alla fiaccolata che si terrà
MARTEDI' 28.10.2008 ALLE ORE 20.30,

RITROVO P.ZA IV NOVEMBRE (RONDO')
Percorso: Viale Casiraghi – Via Garibaldi (sottopasso) – Via Piave – P.za della Repubblica – Via Cesare da Sesto – P.za della Resistenza (sosta davanti al Comune) – Via Fante d'Italia – Via Garibaldi – Via Dante – P.za Petazzi

Tante fiaccole per:
salvare la scuola dai tagli; scongiurare l'introduzione del maestro unico alla materna e alle elementari; evitare la perdita delle ore di compresenza e di sostegno, (utili per il recupero, i laboratori, le uscite didattiche…), impedire la cancellazione del tempo prolungato alla scuola media

COMITATO GENITORI-INSEGNANTI
PER LA QUALITA' DELLA SCUOLA PUBBLICA STATALE
DI SESTO SAN GIOVANNI

lunedì 27 ottobre 2008

MILANO Martedì 28 ottobre: fiaccolata per la scuola

Martedì 28 ottobre alle ore 18,30 da piazza Cordusio partirà la fiaccolata per le scuole



SCENDI NELLA PIAZZA DELLA TUA CITTA' PER UNA FIACCOLATA
TUTTA ITALIA UNITA PER DIFENDERE LA SCUOLA PUBBLICA




sul sito retescuole.net gli appuntamenti nelle piazze delle altre città


Immigrazione e lavoro: otto lavoratori immigrati su dieci pronti a scioperare per rivendicare i propri diritti

Immigrazione e lavoro. Otto lavoratori immigrati su dieci pronti a scioperare per rivendicare i propri diritti. Tra le preoccupazioni maggiori i livelli salariali, la stabilità lavorativa, la sicurezza e la rispondenza alla formazione.
Presentata l'indagine "Lavoro, diritti e integrazione degli immigrati" dell'Eures.
24 ottobre 2008
Scioperare per rivendicare i propri diritti di lavoratori e cittadini e un'eventualità accettata da otto lavoratori stranieri su dieci. È quanto emerge dall'indagine "Lavoro, diritti e integrazione degli immigrati" presentata ieri dall'Eures. La ricerca ha coinvolto 1.105 stranieri maggiorenni in tutto il territorio nazionale e ha analizzato le condizioni di lavoro, la domanda di tutele e di diritti di cittadinanza tra i lavoratori stranieri in Italia.
Tre stranieri su quattro ritengono utile uno sciopero a sostegno delle proprie rivendicazioni (il 76,3% delle risposte, che salgono al 79,1% tra quanti svolgono un lavoro subordinato e all'80,5% nella fascia 18-29 anni) e una quota ancora superiore (il 77,7%, che sale all'80,7% tra i lavoratori subordinati) dichiara che aderirebbe ad un eventuale sciopero dei lavoratori immigrati in Italia finalizzato ad un maggiore riconoscimento dei loro diritti. Più in particolare il 32,7% del campione afferma che vi aderirebbe ''sicuramente'' ed il 45% ''probabilmente''.
Le intenzioni di adesione risultano maggiormente spiccate tra i lavoratori dell'Europa dell'Est, con l'80,7% delle adesioni, seguiti dagli immigrati di provenienza africana (78,6%), da quelli del Centro-Sud America (76,3%) e dagli Asiatici (65,8%). La propensione ad aderire ad uno sciopero dei lavoratori stranieri cresce inoltre tra quanti risiedono in Italia da oltre 10 anni, raccogliendo l'80,4% delle adesioni (a fronte del 76,9% tra quanti sono in Italia da 5-10 anni e del 76,8% tra quelli presenti da meno di 5 anni).
Nell'ambito lavorativo gli intervistati si dichiarano nell'85% dei casi soddisfatti ("molto" o "abbastanza") del rapporto con i colleghi (a fronte del 14,9% di insoddisfatti), il 74,9% con il datore di lavoro ed il 76,6% dell'ambiente di lavoro nel suo complesso. Le maggiori criticità si rilevano, invece, sulla retribuzione, insoddisfacente per oltre la metà (50,8%), ma anche per la stabilità del posto di lavoro (47,1% di insoddisfatti), la rispondenza alla formazione (46% di insoddisfatti) e la sicurezza sul posto di lavoro (con il 35,2% di insoddisfatti).
Quale sarebbero gli effetti di uno sciopero? Per l'Eures gli immigrati rappresentano il 13% dell'occupazione, con mansioni nell'85% dei casi di carattere esecutivo, progressivamente abbandonate dai lavoratori italiani. Se tutti i lavoratori stranieri ''incrociassero le braccia'', al di là degli effetti fortemente negativi sul Pil nazionale (di cui producono quasi il 10%), si avrebbe quindi una paralisi di alcuni settori quali, in primo luogo, i servizi alle famiglie (dove la componente straniera raggiunge il 67%), ma anche nell'agricoltura (20,9% di occupati stranieri), nelle costruzioni (19,7%) e nel comparto turistico ricettivo (20,9%); fortemente indeboliti ne risulterebbero anche il tessile (14,8% di occupati stranieri), l'industria conciaria (15,7%), quella metallifera (14,6%) e, più in generale, l'industria nel suo complesso (12,9%).
http://immigrazioneoggi.it/daily_news/2008/ottobre/24_1.html

ADHESION JOSE SARAMAGO a la Marcha Mundial por la Paz y la No-violencia Activa

JOSE SARAMAGO - Premio Nobel de Literatura
"Es cierto que existe una terrible desigualdad entre las fuerzas materiales que proclaman la necesidad de la guerra y las fuerzas morales que defienden el derecho a la paz, pero también es cierto que, a lo largo de la Historia, sólo con la voluntad de los hombres la voluntad de otros hombres ha podido ser vencida. No tenemos que confrontarnos con fuerzas trascendentales, sino, y sólo eso, con otros hombres. Se trata, por tanto, de hacer más fuerte la voluntad de paz que la voluntad de guerra. Se trata de participar en la movilización general de lucha por la paz: es la vida de la Humanidad la que estamos defendiendo, ésta de hoy y la de mañana, que quizás se pierda si no la defendemos ahora mismo. La humanidad no es una abstracción retórica, es carne sufriente y espíritu en ansia, y es también una inagotable esperanza. La paz es posible si nos movilizamos para conseguirla. En las conciencias y en las calles"
Escritor portugués, uno de los novelistas actuales más apreciados en el mundo entero. Periodista y miembro del Partido Comunista Portugués sufrió censura y persecución durante los años de la dictadura de Salazar. Se sumó a la llamada "Revolución de los Claveles" que llevó la democracia a Portugal, en el año 1974. Escéptico e intelectual mantuvo y mantiene una postura ética y estética por encima de partidismos políticos, y comprometido con el género humano. En la actualidad, consagrado como escritor universal, divide su residencia entre Lisboa y la isla española de Lanzarote (Canarias). Alzado del suelo (1980) fue la novela que le reveló como el gran novelista maduro y renovador portugués. Se trata de una novela histórica, situada en el Alentejo entre 1910 y 1979, con un lenguaje campesino, una estructura sólida y documentada y un estilo humorístico y sarcástico que llamó enormemente la atención en su momento. Siguieron obras de gran interés como Memorial del convento (1982), El año de la muerte de Ricardo Reis (1984), La balsa de piedra (1986), Historia del cerco de Lisboa (1989), El evangelio según Jesucristo (1991) y Ensayo sobre la ceguera (1995), obra en la que el autor desde planteamientos éticos advierte sobre "la responsabilidad de tener ojos cuando otros los perdieron". Saramago, escéptico pero solidario, reflexiona en esta novela sobre si cabrá la esperanza tras este nuevo milenarismo que la humanidad está viviendo. En 1998 recibió el Premio Nobel de Literatura, siendo el primer escritor portugués en conseguirlo.

domenica 26 ottobre 2008

Marcia mondiale: adesione di Chomsky!!!

Messaggio di adesione di Chomsky:

La Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza è un'idea meravigliosa e
una commemorazione ideale dell'eredità lasciata da Gandhi nel centenario
della sua nascita. Il momento non potrebbe essere più appropriato. La
marcia dovrebbe ispirare quelli che cercano di realizzare i nobili
ideali simboleggiati dalla vita e dall'opera di Gandhi in modi di rado
affrontati.

PHONE CENTER: CORTE COSTITUZIONALE DICHIARA ILLEGITTIMA LEGGE XENOFOBA LOMBARDA!!!

Un'ottima notizia, ma purtroppo tantissime legittime attività sono già state chiuse e le persone economicamente rovinate. Ora si tratta di costringere la Regione e quei Sindaci che hanno chiuso i phone center a risarcire le vittime. Per saperne di più vai su http://www.lucianomuhlbauer.it/

Luciano Muhlbauer

30 ottobre a Milano

Il movimento contro i tagli alla scuola e all'università pubblica si
è imposto in questi giorni all'attenzione dei media e dell'opinione
pubblica. E' un primo grande risultato raggiunto: ne dovranno seguire
molti altri per imporre l'abrogazione della legge 133 e il ritiro
della 137. Il ritmo incalzante delle dichiarazioni di parte
governativa a volte violente, altre volte contraddittorie, e sempre
lontane dalla verità dimostra che la mobilitazione congiunta di medi,
universitari, insegnanti, ata e genitori è la strada che dobbiamo
seguire per difendere la scuola e l'università pubblica. Ma questa
alleanza deve diventare un dato permanente e coordinato del movimento
che stiamo costruendo. Lo sciopero del 30 è una delle occasioni che
ci si offrono per rendere questa alleanza, già oggi presente nelle
nostre teste e nei nostri cuori, viva e operante nelle strade di
Milano. Molti insegnanti e ata della scuola parteciperanno al grande
corteo che si svolgerà a Roma, ma chiediamo a coloro che resteranno a
Milano di aderire alla manifestazione studentesca che partirà il 30
da Largo Cairoli alle ore 9.00, che già ha visto l'adesione dei
precari, e che si dirigerà poi all'Università Statale per
rappresentare anche nel percorso il filo che unisce le rivendicazioni
della scuola con quelle dell'università. Speriamo che in quella
piazza possano mescolarsi e confondersi tutte le identità che
apparentemente ci dividono perché appaia un solo colore: quello di
una scuola e di una università pubblica che non si arrendono.

Assemblea delle Scuole del Milanese

sabato 25 ottobre 2008

Per iscriversi alla Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza

Come individuo:
 

badly drawn boy - year of the rat

Un video musicale sulla riconciliazione, veramente toccante...

Università: quello che ci aspetta

In questa presentazione c'è un'ottima sintesi degli effetti del decreto Gelmini sull'Università. Leggere per credere...

venerdì 24 ottobre 2008

l'ignoranza è più costosa dell'istruzione

SE PENSATE CHE L'ISTRUZIONE SIA COSTOSA, PROVATE CON L'IGNORANZA
Roma, 23 ottobre 2008

Siamo già alle minacce. Questo governo, con la sua “politica a mano armata”, non si smentisce. 

È bastata qualche settimana di proteste contro la legge 133 per far saltare i nervi a Berlusconi, il quale dichiara che manderà la polizia a sgomberare scuole e facoltà universitarie occupate.

Ma stavolta la protesta è troppo estesa e difficilmente il governo potrà risolvere la questione mostrando semplicemente i muscoli, come ha provato a fare con le popolazioni che hanno protestato contro le discariche in Campania.

Tutti, dagli insegnanti agli studenti e ai genitori, sono contro la legge del ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, Mariastella Gelmini. Una legge dettata soprattutto dalla volontà di risparmiare su qualcosa, come l’istruzione, che rappresenta, come la sanità, la vita stessa di un popolo.

Tutte le misure della legge Gelmini sono dettate da un imperativo: fare cassa.

Il ritorno al maestro unico e la riduzione delle ore di lezione alla scuola media e superiore, lungi dall’essere provvedimenti migliorativi, hanno il solo scopo di tagliare 87.400 cattedre e 44.500 posti di personale Ata.

Come rientra in una logica esclusivamente economicista il rischio che circa 2.600 istituzioni scolastiche autonome vengano smembrate e accorpate ad altri istituti e che circa 4.200 plessi con meno di 50 alunni vengano cancellati.

A quale logica potrebbe inoltre rispondere, se non a quella di fare cassa, il disegno di legge, già approvato dalla Camera, secondo cui i circa 60mila precari che lavorano nella Ricerca potrebbero non essere mai più stabilizzati se gli enti da cui dipendono non regolarizzeranno la loro posizione entro giugno 2009? Praticamente è una trappola senza vie di uscita, visto che, per ogni cinque
professori universitari che andranno in pensione, gli atenei potranno assumere un solo ricercatore.

Oltrepassa poi ogni limite di decenza la riduzione annuale, fino al 2013, prevista dalla legge Gelmini, del Fondo di finanziamento ordinario alle università e il taglio del 46% sulle spese di
funzionamento. Ciò si tradurrebbe in una riduzione del finanziamento pubblico di circa 1,4 miliardi di euro, costringendo le università, magari mediante la trasformazione in fondazioni, a
cercare fondi privati.

Nei giorni scorsi, poi, si è aggiunta anche una nota razzista, giusto per dare il “colore” più adeguato a questo ennesimo scempio dell’attuale governo: l'approvazione di una mozione della Lega Nord che istituisce di fatto le classi “per soli stranieri”.

Che dire di una legge così? Il senso di rifiuto è totale, l’esigenza di cancellarla è assoluta.

Non si tratta di difendere a spada tratta la scuola e l’università attuali, in quanto certamente non rispondono alla richiesta crescente di sapere e vanno più che profondamente riformate, eliminando tutto ciò che rende difficile, se non impossibile in vari casi, il diritto allo studio per tutti. 

Ma la legge 133 va in direzione esattamente contraria, mortificando, con pochi ma scellerati provvedimenti, tutti: da coloro che devono insegnare a coloro che devono imparare. 

Questa legge va bloccata. Questa legge va cancellata, senza indugi e senza compromessi.

Perché l’ignoranza costa molto di più dell’istruzione.

Carlo Olivieri
Partito Umanista



BRESSO - INCONTRO PUBBLICO SUL DECRETO GELMINI

COME CAMBIA LA SCUOLA CON LA RIFORMA DEL GOVERNO
L’Amministrazione Comunale di Bresso, a seguito di richiesta dei docenti del 1° Circolo Didattico, informa i cittadini che si terrà un incontro pubblico sul Decreto GELMINI
MARTEDÌ 28 OTTOBRE - ORE 21
Centro Civico, via Bologna 38, Bresso
Intervengono:
GIORGIO GIOVANETTI Professore e coordinatore area programmazione scolastica CISEM (Centro per l’Innovazione e la Sperimentazione Educativa) – Provincia di Milano
ALFIA NICOTRA Insegnante - Segretaria  FLC CGIL
FORTUNATO ZINNI Sindaco di Bresso
RAIMONDO VALENTI Assessore all’Istruzione di Bresso
È stato invitato GIANSANDRO BARZAGHI Assessore all’Istruzione e all’Edilizia Scolastica della Provincia di Milano

Classi di accoglienza per stranieri "Il dizionario sotto il cuscino" - Lettera di un'insegnante all'onorevole Cota della Lega Nord

Il dizionario italiano sotto il cuscino
di Arcangela Mastromarco

Onorevole Cota, la invito, aiutato dalla seduzione
letteraria di Tahar Ben Jelloun, a mettersi nei panni di una
giovane persona che lascia il suo paese per andare a vivere
altrove. "A occhi bassi" racconta le vicende e i pensieri di
una pastorella berbera dell'Alto Atlante che arriva a Parigi
e piena di speranze finalmente va a scuola.

"Avevo undici anni, o li avrei avuti dopo poco. Volevo
essere grande, per affrontare la scuola e superare la
maggior parte dei bambini. Avevano con me un unico punto in
comune; erano in ritardo rispetto alla norma scolastica. Io
non ero nemmeno in ritardo, io ero a zero, venivo da
lontano, venivo da una alta montagna dove mai una sola
parola di francese era stata pronunciata. Se no, le pietre l'avrebbero
ricordata e io l'avrei imparata".

Un pensiero fisso: lasciare la "class d'accueil", la classe
degli stranieri che testimonia il ritardo e la separatezza,
e andare a scuola con i coetanei francesi. Per questo è
disposta a tutto.

"Spesso dormivo con il dizionario sotto al cuscino. Ero
persuasa che le parole di notte lo avrebbero attraversato
per venire a sistemarsi in caselle predisposte per metterle
in ordine. Le parole avrebbero così lasciato le pagine e
sarebbero venute a stamparsi nella mia testa.
Una notte, tolto il guanciale, misi la testa direttamente
sul libro magico. Feci fatica ad addormentarmi". Non era
comodo.

La sua mozione dimostra che lei sta facendo il suo lavoro di
deputato, accoglie cioè le richieste dei suoi elettori, tra
cui vi sono certamente anche insegnanti e genitori. Lei non
si inventa niente, lei però si serve di cattivi consiglieri,
pessimi.
Tutti noi insegnanti sogniamo che i nostri alunni apprendano
tutto quello che proponiamo loro e tutti allo stesso modo.
Ma non è così. La classe, anche senza gli alunni stranieri,
è già una comunità di diversi. Diversi per interessi,
intelligenze, talenti, modi di imparare.
Certi docenti, che oggi sono infastiditi dagli
extracomunitari e ieri lo erano dai disabili e prima ancora
dagli immigrati dal sud dell'Italia, vogliono degli alunni a
cui fare la stessa lezione, tutta uguale, senza perdere
tempo a preparare proposte differenziate, a parlare a
ciascuno. Sono pigri, ignoranti, e attribuiscono sempre ai
bambini e ai ragazzi le loro incapacità, i loro fallimenti
didattici. I peggiori. Toppo facile insegnare a chi impara
subito e lo avrebbe fatto anche senza di loro.
Che dire di alcuni genitori, di quelli che le hanno
manifestato la loro preoccupazione che i figli rimangano
indietro per colpa dei compagni stranieri che rallentano il
programma? Questi genitori li conosco. Accelerano ogni tappa
dei loro bambini, che sono costretti ad anticipare il loro
ingresso a scuola, che devono imparare almeno due lingue,
uno strumento, sport vari ecc. Dalla culla, alla
competizione del mercato.
Questi elettori esistono e lei li ascolta, anzi trasforma le
loro richieste in mozioni destinate, spero di no, a
diventare leggi, provvedimenti. Invece di ascoltare chi
insegna italiano come seconda lingua da anni, gli esperti di
glottodidattica (educazione linguistica), di linguistica
acquisizionale (lo studio e la ricerca sui modi, i tempi,
gli stadi di acquisizione di una lingua diversa dalla lingua
madre), i pedagogisti che da anni si occupano di
inserimento.
"La via italiana per la scuola interculturale e per l'integrazione
degli alunni stranieri" è un documento elaborato da una
commissione di specialisti che da anni affrontano questi
temi e che hanno prestato gratuitamente la loro competenza
al fu Ministero della Pubblica Istruzione.
(http://www.pubblica.istruzione.it/news/2007/allegati/pubblicazione_ intercultura.pdf ).
Presentato esattamente un anno fa, in un seminario dal
titolo significativo: "Scuola e immigrazione: strategie e
misure a confronto", raccolse l'interesse e l'incoraggiamento
di esperti e funzionari ministeriali venuti da Francia,
Germania, Inghilterra, Spagna e Svezia, che riconoscevano
nel nuovo modello italiano una proposta illuminata e
lungimirante.

Insegnare in una prospettiva interculturale vuol dire
assumere la diversità come paradigma dell'identità stessa
della scuola, occasione privilegiata di apertura a tutte le
differenze.

Nessuno studioso, nessun docente competente potrebbe
condividere l'idea che le classi separate facilitano l'apprendimento
dell'italiano.
Ogni anno migliaia di ragazzi italiani partono per il Regno
Unito, per imparare l'inglese dove si parla. Le scuole
migliori, e anche le più costose, prevedono corsi di lingua
inseriti in summer camp dove si svolgono attività sportive e
pratiche insieme a parlanti nativi (gli inglesi
madrelingua) .
Perchè gli alunni venuti d'altrove devono imparare in un
luogo e in un tempo che li separa dai coetanei italiani?
Perché non possiamo offrire loro l'opportunità di corsi
intensivi in alcune ore della giornata scolastica? Corsi a
scalare, a seconda dei progressi o da incrementare, se ci
sono degli intoppi.
La via italiana esiste. La legga con attenzione e senza
pregiudizi. Ci hanno lavorato i più importanti esperti e
accademici italiani. E non sono solo parole, se si giudica
dagli stanziamenti del precedenti ministro.

Voglio chiudere con la risposta di Randya (nome di
fantasia), una bambina di sei anni, con entrambi i genitori
non udenti, a chi le chiedeva come avesse fatto a imparare l'italiano:

"Bè io camminavo da Esselunga, ho visto gli italiani, ho
sentito tutto e poi ho imparato bene e loro parlavano tanto
e poi guardavo la televisione, e poi a scuola i miei amici
che parlavano bene."

Rendiya è trilingue: lingua madre, la lingua dei segni;
seconda lingua, quella del suo paese d'origine; terza lingua
l'italiano, imparato spontaneamente in poco più di un mese.
Non tutti i bambini stranieri sono così veloci, né speciali,
sono bambini. Ci sono quelli che imparano per tentativi ed
errori, quelli che parlano solo quando sono sicuri, quelli
che non hanno attitudine per le lingue ecc. Bambini e
adolescenti destinati comunque ad essere bilingui e anche di
più, perché la malattia del monolinguismo affligge
particolarmente gli italiani.
In una cosa però sono diversi: conoscono due paesi e due
culture. Hanno attraversato "un ponte sospeso tra due mondi"
e imparato presto a fare confronti, a interrogarci.
Che cosa penserebbe Randya della sua mozione e dei suoi
test? Se ascoltasse questa piccola persona che ha la
responsabilità di fare da interprete ai suoi genitori, forse
potrebbe cambiare idea e chissà, ritirare quella proposta
incompetente e anacronistica.

Arcangela Mastromarco, insegnante di italiano seconda lingua da 18 anni

giovedì 23 ottobre 2008

DARIA BONFIETTI INCONTRA NUOVOMONDO

 in diretta su NUOVOMONDO CHANNEL
Dopo la bellissima conferenza al Forum Umanista Europeo "Oltre la giustizia aldilà della vendetta" sulle esperienze di chi ha trasformato il suo dolore in impegno sociale e nuova umanità, la sera di sabato 25 ottobre su www.mogulus.com/nuovomondo collegatevi alle 21:30, Daria Bonfietti presidente dell'Ass.Vittime della strage di Ustica incontra l'Ass.Nuovomondo a Firenze alla Casa della pace. Sul sito potrete seguire in diretta l'incontro. Sarà emozionante!

VALIGIA DI CARTONE


Storie di ordinaria immigrazione
Rassegna cinematografica
Spazio Contemporaneo - Villa Visconti D'Aragona
Via Dante 6 - Sesto S. Giovanni

VENERDì 24 OTTOBRE TODO CAMBIA IN FESTA!!

VENERDì 24 OTTOBRE TODO CAMBIA IN FESTA!!
Via oglio 21 Milano presso Arci corvetto

PER LA VOSTRA SICUREZZA

VENITE A DIVERTIRVI CON NOI!!

ore 19.30-21 CENA MULTICULTURA E MULTIETNICA

Ore 21-22 SPETTACOLO TEATRALE DI MODOU GUEYE "E MO' BASTA!"

Ore 22.30 DJ
REVOX
69 MUSICA ANNI 70/80 100% MUSICA DA BALLARE.

Ingresso libero con
tessera Arci.
Per chi non ha la tessera 2008 è possibile farla al momento dell'ingresso a 4 euro.
www.todocambia.net

Festival Alexian and International friends

ALEXIAN AND INTERNATIONAL FRIENDS
Un "Trasguardo" Musicale Internazionale
- 15° edizione -
Sabato 15 Novembre 2008
Lanciano, Teatro Fedele Fenaroli ore 21.30

L' associazione culturale Thèm Romanò organizza, nell'ambito della stagione teatrale 2008-2009 del Comune di Lanciano, in collaborazione con l' Istituzione Deputazione Teatrale a partire dalle ore 21.30 di sabato 15 novembre a Lanciano presso il Teatro Fedele Fenaroli la quindicesima edizione del Festival Alexian and International Friends un appuntamento artistico e musicale di grande rilevanza internazionale. La kermesse che vanta un cast di assoluto prestigio, è un incontro artistico e culturale di diversi generi musicali e sarà presentata dalla bella e bravissima conduttrice di Domenica in…( Rai uno) Lorena Bianchetti già presente in alcune delle passate edizioni.
Il festival è un "trasguardo" artistico aperto ai diversi generi musicali: dall'etnico alla musica classica passando per il jazz e la musica leggera per una reale interazione di grande suggestione artistico e culturale. Alexian sarà il cuore pulsante dell'evento interagendo con tutti gli artisti e presenterà il suo nuovo lavoro discografico dal titolo "Me pase ko Murdevele – Io ac-Canto a Dio" prodotto e distribuito a livello internazionale dalla Compagnia Nuove Indye (CNI). Presente L'Arcivescovo di Lanciano e Ortona Carlo Ghidelli che ha curato la presentazione del Cd e l'importante produttore della Casa Discografica CNI Paolo Dossena. Sarà inoltre presentata la raccolta di partiture musicali Rom per Orchestra Sinfonica Romano Drom - Carovana Romanì di Alexian Santino Spinelli edito dalla prestigiosissima casa editrice di Bologna Ut Orpheus Edizioni che pubblica e divulga a livello internazionale musica classica, presente l'editore Roberto De Caro, una personalità di grande rilievo culturale. L'evento è inserito nell'ambito dell'Anno Europeo del Dialogo Interculturale. Nel cast artistico della quindicesima edizione oltre all'Alexian Group di Santino Spinelli sono presenti nomi eccellenti come Eugenio Bennato, che ha partecipato all'ultimo festival di S. Remo, il formidabile duo Jalisse, vincitori del festival di S. Remo del 1997, Moni Ovadia celebre per il suo grande carisma e attesissimo il suo duetto con Alexian, la Ozen Orchestra che eseguirà musica ebraica (ozen significa "orecchio" in ebraico), i Magadis che eseguiranno musica classica ispirata al mondo Rom, non mancherà il jazz con due gruppi di jazz manouche che faranno un omaggio al grande Djando Reihnardt precursore del jazz europeo. Il festival vedrà la partecipazione straordinaria del regista e attore Leonardo Pieraccioni, del grande musicista gitano Paco Suarez dalla Spagna. Nelle passate edizioni il festival di Alexian ha ospitato artisti di fama nazionale ed internazionale come i Tazenda, Rossana Casale, Francesco Baccini, Linda, Enrico Beruschi, Sageer Khan dall'India, i Rajko dall'Ungheria, Ternipè dalla Slovacchia, la Kadrievi Orkestar dalla Macedonia e tantissimi altri. Saranno inoltre presenti i giornalisti scrittori Furio Colombo e Gian Antonio Stella che riceveranno il prestigioso premio Phralipé (fratellanza e solidarietà) nell'ambito della cerimonia di premiazione del Concorso Artistico Internazionale "Amico Rom" che si svolgerà nel pomeriggio al teatro Fenaroli a partire dalle ore 15 con ingresso libero. Parteciperà infine il celebre scrittore Marco Revelli. Un appuntamento intenso da non mancare!

Per informazioni e contatti:
http://www.alexian.it/

tel 0872/660099
tel 392 3577386
tel 340 6278489

email giuliadirocco@fastwebnet.it
email spithrom@webzone.it

mercoledì 22 ottobre 2008

A rischio garanzia accessibilità servizi sanitari per irregolari - APPELLO

APPELLO DELLA SOCIETA' ITALIANA DI MEDICINA DELLE MIGRAZIONI PER NON MODIFICARE L'ART. 35 DLIVO 286/98

Appello SIMM: ritirare l'emendamento che modifica l'art. 35 del T.U.!
Un atto inutile e dannoso anzi pericoloso.

Nell'ambito della discussione in Senato del cosiddetto "Pacchetto Sicurezza" (atto 733), in commissione congiunta Giustizia ed Affari Costituzionali, è stato depositato da quattro senatori ed una senatrice della Lega Nord un emendamento che mina radicalmente uno dei principi base della politica sanitaria nei confronti dei cittadini stranieri nel nostro paese e cioè la garanzia di accessibilità ai servizi per la componente irregolare e clandestina.

Sono previste due modifiche al comma 4 e comma 6, e l'abrogazione del comma 5 dell'articolo 35 del Decreto Legislativo 286 del 1998 (Testo Unico sull'immigrazione).

Partiamo dal comma 5, la cui cancellazione è di estrema gravità: esso infatti attualmente prevede che "l'accesso alle strutture sanitarie (sia ospedaliere, sia territoriali) da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all'autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano". Questa disposizione normativa è presente nell'ordinamento italiano già dal 1995, attraverso l'art. 13, proposto da una vasta area della società civile, del decreto legge n.489/95, più volte reiterato, voluto ed approvato dal centro destra anche con i voti della Lega. La "logica" della norma non è solo quella di "aiutare/curare l'immigrato irregolare" (per altro deontologicamente assolutamente corretta!) ma in particolare di tutelare la collettività come prevede l'articolo 32 della Costituzione; il rischio di segnalazione e/o denuncia contestuale alla prestazione sanitaria, creerebbe una barriera insormontabile per l'accesso e spingerebbe ad una "clandestinità sanitaria" pericolosa per l'individuo ma anche per la popolazione laddove possano esserci malattie trasmissibili. Ormai esiste una significativa documentazione sul tema, compresa la posizione della Federazione degli ordini dei medici italiani, di alcune Società scientifiche e dei Ministri della sanità europei ... che sottolineano l'indispensabilità di questa impostazione per garantire concretamente la salute per tutti (è assolutamente intuitivo come le malattie non facciano distinzione di etnia, status giuridico o colore della pelle). L'effetto della cancellazione di questo comma vanificherebbe il lavoro fatto negli ultimi 13 anni che ha prodotto importanti successi nell'ambito sanitario tra gli immigrati testimoniato ad esempio dalla riduzione dei tassi di Aids, dalla stabilizzazione di quelli relativi alla Tubercolosi, dalla riduzione degli esiti sfavorevoli negli indicatori materno infantili (basso peso alla nascita, mortalità perinatale e neonatale ...). E tutto questo con evidente effetto sul contenimento dei costi in quanto l'utilizzo tempestivo e appropriato dei servizi (quando non sia impedito da problemi di accessibilità) si dimostra non solo più efficace, ma anche più "efficiente" in termini di economia sanitaria.
La modifica al comma 4 (vedi allegato) introduce invece un rischio di discrezionalità che amplificherebbe la difficoltà di accesso facendo della "barriera economica" e dell'eventuale segnalazione (in netta contrapposizione al mandato costituzionale di "cure gratuite agli
indigenti"), un possibile strumento di esclusione, forse compromettendo la stessa erogazione delle prestazioni.

Il comma 6 (vedi allegato), sembra invece soltanto un aggiustamento rispetto al mutato quadro delle competenze sanitarie a seguito del processo di devoluzione.

Riteniamo pertanto inutile e dannoso il provvedimento perchè:

*       spingerà all'incistamento sociale, rendendo invisibile una popolazione che sfuggirà ad ogni forma di tutela sanitaria e di contatto
sociale legittimo;
*       potrà produrre percorsi sanitari ed organizzazioni sanitarie parallele al di fuori dei sistemi di controllo e di verifica della sanità
pubblica (rischio di aborti clandestini, gravidanze non tutelate, minori non assistiti, ...);
*       creerà condizioni di salute particolarmente gravi poiché gli stranieri non accederanno ai servizi se non in situazioni di urgenza
indifferibile;
*       avrà ripercussione sulla salute collettiva con il rischio di diffusione di eventuali focolai di malattie trasmissibili a causa dei
ritardi negli interventi e la probabile irreperibilità dei destinatari di interventi di prevenzione;
*       produrrà un significativo aumento dei costi in quanto comunque le prestazioni di pronto soccorso dovranno essere garantite e le condizioni di arrivo saranno significativamente più gravi e necessiteranno di interventi più complessi e prolungati;
*       spingerà molti operatori ad una "obiezione di coscienza" per il primato di scelte etiche e deontologiche.

Riteniamo estremamente pericoloso il provvedimento poichè soprattutto in un momento di trasformazione sociale e di sofferenza economica, questo atto va ad intaccare il cosiddetto "capitale sociale" della società (contrasto tra italiani e stranieri, diritti negati e nascosti, radicale differenza nella vision dell'approccio professionale) che una significativa letteratura scientifica definisce condizione per una deriva nel conflitto sociale (le cui prime avvisaglie stiamo già vivendo negli ultimi tempi).

Come medici ed operatori sanitari ci appelliamo perchè piuttosto che logiche di partito prevalga, alla luce delle evidenze tecnico scientifiche e di consolidate politiche sanitarie, un approccio intelligente e concreto di sanità pubblica come è già avvenuto nel 1995.

Il Consiglio di Presidenza della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni

VAI AL SITO:  http://www.simmweb.it

FIRMIAMO L'APPELLO CONTRO L'ISTITUZIONE DI CLASSI DIFFERENZIATE

E' in rete l'appello lanciato da un gruppo di insegnanti contro la proposta di istituire "classi differenziali" per i bambini stranieri.
Adesso l'appello si è trasformato in una raccolta di firme su internet, al link http://www.firmiamo.it/controilrazzismonellascuola

martedì 21 ottobre 2008

Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza



LA MARCIA MONDIALE: UNA PROPOSTA UMANISTA

La Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza è stata lanciata durante il Simposio del Centro Mondiale di Studi Umanisti nei Parchi di Studio e Riflessione – Punta de Vacas (Argentina) il 15 novembre 2008.

Questa Marcia vuole creare coscienza rispetto alla pericolosa situazione mondiale in cui ci troviamo, caratterizzata dall'alta probabilità di conflitto nucleare, dalla corsa agli armamenti e dalla violenta occupazione militare di territori.

Si tratta di una proposta di mobilitazione sociale senza precedenti, promossa dal Movimento Umanista attraverso uno dei suoi organismi, Mondo senza Guerre.

La proposta iniziale si è sviluppata molto velocemente. In pochi mesi la Marcia Mondiale ha suscitato l'adesione di migliaia di persone, gruppi pacifisti e nonviolenti, istituzioni di tipo diverso, personalità del mondo della scienza, della cultura e della politica sensibili all'urgenza momento. Ha anche ispirato un'enorme diversità di iniziative in oltre 100 paesi, creando un fenomeno umano in rapido aumento (www.theworldmarch.org).

LA SITUAZIONE ATTUALE

Viviamo in una situazione critica a livello mondiale, caratterizzata dalla povertà di vaste regioni, dallo scontro tra culture, dalla violenza e dalla discriminazione che contaminano la vita quotidiana di grandi settori della popolazione. Conflitti armati devastano molte zone e ora dobbiamo affrontare anche una profonda crisi del sistema finanziario internazionale. A tutto questo si aggiunge il problema più pressante, la minaccia nucleare in aumento. È un momento di enorme complessità; non solo dobbiamo prendere in considerazione gli interessi irresponsabili delle potenze nucleari e la follia di gruppi violenti, con possibilità di accesso a materiale nucleare di dimensioni ridotte, ma dobbiamo tener presente anche il rischio di un incidente che potrebbe innescare un conflitto devastante.
Non si tratta della somma di singole crisi: ci troviamo davanti al fallimento globale di un sistema la cui metodologia di azione è la violenza e il cui valore centrale è il denaro.

LE PROPOSTE DELLA MARCIA MONDIALE

Per evitare la catastrofe nucleare futura, dobbiamo superare la violenza oggi, chiedendo:

• il disarmo nucleare a livello mondiale,
• il ritiro immediato delle truppe di invasione dai territori occupati,
• la riduzione progressiva e proporzionale delle armi convenzionali,
• la firma di trattati di non aggressione tra paesi, e
• la rinuncia dei governi a utilizzare le guerre come metodo di risoluzione dei conflitti.

È urgente creare una coscienza a favore della pace e del disarmo, ma è necessario anche risvegliare la coscienza della nonviolenza, che ci consenta di rifiutare non solo la violenza fisica, ma anche ogni altro tipo di violenza (economica, razziale, psicologica, religiosa, sessuale ecc.). Questa nuova sensibilità potrà instaurarsi e scuotere le strutture sociali, aprendo la strada alla futura Nazione Umana Universale.

Reclamiamo il nostro diritto a vivere in pace e libertà. Non si vive in libertà quando si vive sotto la minaccia della violenza.

La Marcia Mondiale è un appello a tutte le persone a unire gli sforzi e ad assumersi la responsabilità di cambiare il mondo, a superare la violenza personale e a lavorare nel proprio ambiente più immediato, fino a dove arriva la loro influenza.

LA MARCIA IN AZIONE

La Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza sta già ispirando diverse iniziative e attività che nei prossimi mesi dovranno moltiplicarsi. Una di esse sarà la marcia simbolica di un gruppo multinazionale e multiculturale che percorrerà i sei continenti, partendo il 2 ottobre 2009 (Giornata internazionale della Nonviolenza) da Wellington (Nuova Zelanda) e concludendo il suo viaggio il 2 gennaio 2010 ai piedi del monte Aconcagua, a Punta de Vacas (Argentina).

In tutto questo periodo, in centinaia di città si realizzeranno marce, festival, forum, conferenze e altri eventi per far prendere coscienza sull'urgenza della Pace e della Nonviolenza. In tutto il mondo le campagne di adesione alla Marcia moltiplicheranno questo segnale al di là di quanto possiamo immaginare oggi.

Per la prima volta nella storia un evento di queste proporzioni si mette in moto per iniziativa della gente.

La vera forza di questa Marcia nasce dall'atto semplice e cosciente di chi aderisce ad una causa degna e la condivide con altri.


PER IL MOVIMENTO UMANISTA

Portavoce della Marcia Mondiale: Rafael de la Rubia
Portavoce per l'Africa: Michel Ussene
Portavoce per Asia-Pacifico: Sudhir Gandotra
Portavoce per l'Europa: Giorgio Schultze
Portavoce per l'America Latina: Tomás Hirsch
Portavoce per l'America del Nord: Chris Wells


www.marciamondiale.org
www.theworldmarch.org
www.youtube.com/user/TheWorldMarch

mercoledì 1 ottobre 2008

I Principi di Azione Valida

1. Andare contro l'evoluzione delle cose è andare contro se stessi.

2. Quando forzi qualcosa per raggiungere un fine, produci il contrario.

3. Non opporti ad una grande forza. Retrocedi finché non si indebolisca; allora, avanza con risolutezza.

4. Le cose stanno bene quando vanno insieme, non quando vanno separate.

5. Se per te stanno bene il giorno e la notte, l'estate e l'inverno, hai superato le contraddizioni.

6. Se persegui il piacere, ti incateni alla sofferenza. Ma se non danneggi la tua salute, godi senza inibizioni quando si presenta l'opportunità.

7. Se persegui un fine, ti incateni. Se tutto ciò che fai, lo fai come un fine in se stesso, ti liberi.

8. Farai sparire i tuoi conflitti quando li avrai compresi nella loro radice ultima, non quando li vorrai risolvere.

9. Quando danneggi gli altri, ti incateni. Ma se non danneggi nessuno puoi fare quello che vuoi con libertà.

10. Quando tratti gli altri come vuoi essere trattato, ti liberi.

11. Non importa da che parte ti abbiano messo gli eventi, ciò che importa è che tu comprenda di non aver scelto nessuna parte.

12. Gli atti contraddittori e quelli unitivi si accumulano in te. Se ripeti i tuoi atti di unità interna, niente ti potrà fermare.

DOCUMENTO DEL MOVIMENTO UMANISTA

Gli umanisti sono donne ed uomini di questo secolo, di quest’epoca. Ritrovano nell’Umanesimo storico le proprie radici e si ispirano agli apporti di diverse culture e non solo di quelle che in questo momento occupano una posizione centrale. Sono inoltre uomini e donne che si lasciano alle spalle questo secolo e questo millennio e che si lanciano verso un mondo nuovo.
Gli umanisti sentono che la loro storia passata è molto lunga e che quella futura lo sarà ancora di più. Pensano all’avvenire mentre lottano per superare la crisi generale del presente. Sono ottimisti, credono nella libertà e nel progresso sociale.
Gli umanisti sono internazionalisti, aspirano ad una nazione umana universale. Hanno una visione globale del mondo in cui vivono ma agiscono nel loro ambiente. Non desiderano un mondo uniforme bensì multiforme: multiforme per etnie, lingue e costumi; multiforme per paesi, regioni, località; multiforme per idee e aspirazioni; multiforme per credenze, dove abbiano posto l’ateismo e la religiosità; multiforme nel lavoro; multiforme nella creatività.
Gli umanisti non vogliono padroni; non vogliono dirigenti né capi, e non si sentono rappresentanti o capi di alcuno. Gli umanisti non vogliono uno Stato centralizzato né uno Stato Parallelo che lo sostituisca. Gli umanisti non vogliono eserciti polizieschi né bande armate che ne prendano il posto.
Ma tra le aspirazioni degli umanisti e la realtà del mondo d’oggi si è alzato un muro. E’ ormai giunto il momento di abbattere questo muro. Per farlo è necessaria l’unione di tutti gli umanisti del mondo.

I. Il Capitale mondiale

Ecco la grande verità universale: il denaro è tutto. Il denaro è governo, è legge, è potere. E’, nel fondo, sopravvivenza. Ma è anche l’Arte, la Filosofia, la Religione. Niente si fa senza denaro; niente si può senza denaro. Non ci sono rapporti personali senza denaro. Non c’è intimità senza denaro, e perfino una serena solitudine dipende dal denaro.
Ma il rapporto con questa “verità universale” è contraddittorio. La grande maggioranza della gente non vuole questo stato di cose. Ci troviamo allora di fronte alla tirannia del denaro. Una tirannia che non è astratta perché ha un nome, rappresentanti, esecutori e modi di procedere ben definiti.
Oggi non abbiamo a che fare né con economie feudali né con industrie nazionali e neppure con gli interessi di gruppi regionali. Oggi, queste strutture sopravvissute al passo della Storia devono piegarsi ai dettami del capitale finanziario internazionale per assicurarsi la propria quota di profitto. Un capitale speculativo il cui processo di concentrazione su scala mondiale si fa sempre più spinto. In una situazione come questa persino lo Stato nazionale, per sopravvivere, ha bisogno di crediti e prestiti. Tutti mendicano gli investimenti e, per averli, forniscono alla banca la garanzia che sarà essa ad avere l’ultima parola sulle decisioni fondamentali. Sta arrivando il momento in cui anche le aziende, proprio come le città e le campagne, diverranno proprietà indiscussa della banca. Sta arrivando il momento dello Stato Parallelo, un tempo, questo, in cui il vecchio ordine dovrà essere azzerato.
Di pari passo svaniscono le vecchie forme di solidarietà. In ultima analisi siamo di fronte alla disintegrazione del tessuto sociale e all’apparire sulla scena di milioni di esseri umani indifferenti gli uni agli altri e senza legami tra loro, nonostante la miseria che li accomuna. Il grande capitale non solo domina l’oggettività grazie al controllo dei mezzi di produzione ma domina anche la soggettività grazie al controllo dei mezzi di comunicazione e di informazione. In queste condizioni esso può disporre a piacere delle risorse materiali e sociali, riducendo la natura ad uno stato di deterioramento irreversibile e tenendo sempre meno conto dell’essere umano. Il grande capitale possiede i mezzi tecnologici per fare tutto questo. E proprio come ha svuotato le aziende e gli Stati, è riuscito a svuotare di significato anche la Scienza, trasformandola in tecnologia che genera miseria, distruzione e disoccupazione.
Gli umanisti non hanno bisogno di grandi discorsi per mettere in evidenza il fatto che oggi esistono le possibilità tecnologiche per risolvere, a breve termine e per vaste zone del mondo, i problemi della piena occupazione, dell’alimentazione, della salute, della casa, dell’istruzione. Se queste possibilità non si tramutano in realtà è semplicemente perché la speculazione mostruosa del grande capitale lo impedisce.
Il grande capitale ha ormai superato lo stadio dell’economia di mercato e cerca di disciplinare la società per far fronte al caos che esso stesso ha generato. A contrastare questa situazione di irrazionalità non si levano - come imporrebbe una visione dialettica - le voci della ragione; sorgono, invece, i più oscuri razzismi, integralismi e fanatismi. E se il neo-irrazionalismo prenderà il sopravvento in intere regioni e collettività, il margine d’azione delle forze progressiste finirà per ridursi sempre di più. D’altra parte, però, milioni di lavoratori hanno ormai preso coscienza sia dell’assurdità del centralismo statale che della falsità della democrazia capitalista. E’ per questo che gli operai si ribellano contro i vertici corrotti dei sindacati e che interi popoli mettono in discussione i loro partiti ed i loro governi. Ma è necessario dare orientamento a fenomeni come questi che tendono ad esaurirsi in uno sterile spontaneismo. E’ necessario discutere in seno al popolo il tema fondamentale dei fattori della produzione.
Per gli umanisti i fattori della produzione sono il lavoro ed il capitale, mentre inessenziali e superflue sono la speculazione e l’usura. Nell’attuale situazione gli umanisti lottano per trasformare radicalmente l’assurdo rapporto che si è instaurato tra questi due fattori. Fino ad oggi è stata imposta questa regola: il profitto al capitale ed il salario al lavoratore. Ed una tale ripartizione è stata giustificata con l’argomento del “rischio” che l’investimento comporta. Come se il lavoratore non mettesse a rischio il suo presente ed il suo futuro nei flussi e riflussi della disoccupazione e della crisi. Ma c’è un altro elemento in gioco, ed è il potere di decisione e di gestione dell’azienda. Il profitto non destinato ad essere reinvestito nell’azienda, non diretto alla sua espansione o diversificazione, prende la via della speculazione finanziaria. E la stessa via della speculazione finanziaria la prende il profitto che non crea nuovi posti di lavoro. Di conseguenza, la lotta dei lavoratori deve obbligare il capitale a raggiungere la sua massima resa produttiva. Ma questo non potrà diventare realtà senza una compartecipazione nella gestione e nella direzione dell’azienda. Altrimenti, come si potranno evitare i licenziamenti in massa, la chiusura e lo svuotamento delle aziende? Il vero problema sta infatti nell’insufficienza degli investimenti, nel fallimento fraudolento delle aziende, nella catena dell’indebitamento, nella fuga dei capitali, e non nei profitti che potrebbero derivare dall’aumento della produttività. Se poi qualcuno insistesse ancora, sulla base di insegnamenti ottocenteschi, sull’idea della confisca dei mezzi di produzione da parte dei lavoratori, quel qualcuno dovrebbe tenere presente il recente fallimento del Socialismo reale.
A chi poi obietta che regolamentare il capitale così com’è regolamentato il lavoro comporta la fuga del capitale stesso verso luoghi ed aree più redditizie, si deve spiegare che una tal cosa non potrà succedere ancora per molto, giacché l’irrazionalità dell’attuale modello economico tende a produrre una saturazione ed a innescare una crisi mondiale. Quest’obiezione, poi, non solo fa esplicito riconoscimento di una radicale immoralità ma ignora il processo storico dello spostamento del capitale verso la banca, il quale ha come conseguenza il fatto che lo stesso imprenditore finisce per diventare un impiegato senza capacità decisionale, l’anello di una catena all’interno della quale la sua autonomia è solo apparente. In ogni caso saranno gli stessi imprenditori che, con l’acuirsi del processo recessivo, finiranno per prendere in considerazione questi argomenti.
Gli umanisti sentono la necessità di agire non solo nel campo del lavoro ma anche in quello politico per impedire che lo Stato sia uno strumento del capitale finanziario mondiale, per stabilire un equo rapporto tra i fattori della produzione e per restituire alla società l’autonomia che le è stata sottratta.

II. La democrazia formale e la democrazia reale

L’edificio della Democrazia si è gravemente deteriorato per l’incrinarsi dei pilastri sui quali poggiava: l’indipendenza dei poteri, la rappresentatività e il rispetto delle minoranze.
La teorica indipendenza dei poteri è un assurdo. Ed in effetti basta svolgere una semplice ricerca sull’origine e sulle articolazioni di ciascun potere per rendersi conto degli intimi rapporti che lo legano agli altri. E non potrebbe essere altrimenti visto che tutti fanno parte di uno stesso sistema. Quindi, le frequenti crisi dovute al predominio di un potere sull’altro, al sovrapporsi delle funzioni, alla corruzione e alle irregolarità, sono il riflesso della situazione economica e politica globale di un dato paese.
Per quanto riguarda la rappresentatività, c’è da dire che all’epoca in cui fu introdotto il suffragio universale, si pensava che ci fosse un solo atto, per così dire, tra l’elezione dei rappresentanti del popolo e la conclusione del loro mandato. Ma, con il passare del tempo, si è visto chiaramente che oltre a questo primo atto con il quale i molti scelgono i pochi, ne esiste un secondo con il quale questi pochi tradiscono i molti, facendosi portatori di interessi estranei al mandato ricevuto. E questo male si trova ormai in incubazione nei partiti politici che sono ridotti a dei puri vertici separati dalle necessità del popolo. Ormai, all’interno della macchina dei partiti, i grandi interessi finanziano i candidati e dettano la politica che questi dovranno portare avanti. Tutto ciò evidenzia una profonda crisi nel concetto e nell’espressione pratica della rappresentatività.
Gli umanisti lottano per trasformare la pratica della rappresentatività dando la massima importanza alle consultazioni popolari, ai referendum, all’elezione diretta dei candidati. Non dimentichiamoci che in numerosi paesi ancora esistono leggi che subordinano i candidati indipendenti ai partiti politici, oppure requisiti di reddito e sotterfugi vari che limitano la possibilità di presentarsi davanti alla volontà popolare. Qualsiasi Costituzione o legge che limiti la piena capacità del cittadino di eleggere e di essere eletto è una beffa nei confronti del fondamento stesso della Democrazia reale, che è al di sopra di ogni regolamentazione giuridica. E se si vorrà dare attuazione pratica al principio delle pari opportunità, i mezzi di comunicazione di massa dovranno mettersi al servizio della popolazione nel periodo elettorale, durante il quale i candidati pubblicizzano le loro proposte, dando a tutti esattamente le stesse opportunità. Oltre a questo dovranno essere emanate leggi sulla responsabilità politica in base alle quali quanti non manterranno le promesse fatte agli elettori rischieranno l’interdizione, la destituzione od il giudizio politico. Questo perché il rimedio alternativo, che attualmente va per la maggiore e secondo il quale gli individui e i partiti inadempienti saranno penalizzati dal voto nelle elezioni successive, non pone affatto termine a quel secondo atto con cui si tradiscono gli elettori rappresentati. Per quanto riguarda la consultazione diretta su temi che presentano carattere d’urgenza, le possibilità tecnologiche di metterla in pratica crescono di giorno in giorno. Non si tratta di dare priorità a inchieste od a sondaggi manipolati, si tratta invece di facilitare la partecipazione ed il voto diretto attraverso mezzi elettronici ed informatici avanzati.
In una Democrazia reale deve essere data alle minoranze la garanzia di una rappresentatività adeguata ma, oltre a questo, si devono prendere tutte le misure che ne favoriscano nella pratica l’inserimento e lo sviluppo. Oggi le minoranze assediate dalla xenofobia e dalla discriminazione chiedono disperatamente di essere riconosciute e, in questo senso, è responsabilità degli umanisti elevare questo tema a livello di discussione prioritaria, capeggiando ovunque la lotta contro i neofascismi, palesi o mascherati che siano. In definitiva, lottare per i diritti delle minoranze significa lottare per i diritti di tutti gli esseri umani.
Ma anche all’interno di un paese esistono intere provincie, regioni o autonomie che subiscono una discriminazione analoga a quella delle minoranze come conseguenza delle spinte centralizzatrici dello Stato, che è oggi solo uno strumento insensibile nelle mani del grande capitale. Questa situazione avrà termine quando si darà impulso ad un’organizzazione federativa grazie alla quale il potere politico reale tornerà nelle mani di tali soggetti storico-culturali.
In definitiva, porre al centro dell’attenzione il tema del capitale e del lavoro, il tema della Democrazia reale e l’obiettivo della decentralizzazione dell’apparato statale, significa indirizzare la lotta politica verso la creazione di un nuovo tipo di società. Una società flessibile ed in costante cambiamento, in sintonia con le necessità dinamiche dei popoli che oggi sono soffocati dalla dipendenza.

III. La posizione umanista

L’azione degli umanisti non si ispira a teorie fantasiose su Dio, sulla Natura, sulla Società o sulla Storia. Parte dai bisogni della vita che consistono nell’allontanare il dolore e nell’avvicinare il piacere. Ma nella vita umana, a tali bisogni si aggiunge quello di immaginare continuamente il futuro sulla spinta dell’esperienza passata e dell’intenzione di migliorare la situazione presente. L’esperienza umana non è semplicemente il prodotto della selezione o dell’accumulazione naturale e fisiologica, come accade in tutte le altre specie; è invece esperienza sociale e personale volta a vincere il dolore nel presente e ad evitarlo nel futuro. Il lavoro umano, che si concretizza nelle produzioni sociali, passa, trasformandosi, di generazione in generazione, in una continua lotta per il miglioramento delle condizioni naturali, in cui va incluso lo stesso corpo umano. E’ per questo che l’essere umano deve essere inteso come un essere storico che trasforma il mondo e la sua stessa natura attraverso l’attività sociale. Ed ogni volta che un individuo od un gruppo umano si impone sugli altri con la violenza non fa che fermare la storia trasformando le vittime di tale violenza in oggetti “naturali”. La natura non ha intenzioni; pertanto, negare la libertà e l’intenzionalità degli altri significa trasformarli in oggetti naturali, in oggetti da utilizzare.
L’umanità, nel suo lento progresso, ha bisogno di trasformare la natura e la società eliminando gli atti di appropriazione violenta ed animalesca che alcuni esseri umani esercitano nei confronti di altri. Quando questo accadrà si passerà dalla preistoria ad una storia pienamente umana. Fino a quel momento, non si potrà partire da nessun altro valore centrale che non sia l’essere umano completo, con le sue realizzazioni e la sua libertà. Per questo gli umanisti dichiarano: “Niente al di sopra dell’essere umano e nessun essere umano al di sotto di un altro”. Ponendo Dio, lo Stato, il Denaro od una qualunque altra entità come valore centrale, si colloca l’essere umano in una posizione subordinata e si creano così le condizioni perché possa essere controllato o sacrificato. Gli umanisti hanno ben chiaro questo punto. Gli umanisti possono essere sia atei che credenti ma non partono dalla fede per dare fondamento alle loro azioni ed alla loro visione del mondo: partono dall’essere umano e dai suoi bisogni più immediati. E se, nella lotta per un mondo migliore, credono di scoprire un’intenzione che muove la Storia in una direzione di progresso, mettono quella fede o quella scoperta al servizio dell’essere umano.
Gli umanisti pongono il problema di base che è questo: sapere se si vuole vivere ed in che condizioni si vuole farlo.
Qualsiasi forma di violenza - fisica, economica, razziale, religiosa, sessuale, ideologica - attraverso cui il progresso umano è stato bloccato, ripugna agli umanisti. Qualsiasi forma di discriminazione - manifesta o larvata - costituisce per gli umanisti un motivo di denuncia.
Gli umanisti non sono violenti ma soprattutto non sono codardi e non hanno paura di affrontare la violenza perché sanno che le loro azioni hanno un senso. Gli umanisti collegano sempre la loro vita personale con quella sociale. Non propongono false antinomie e in ciò risiede la loro coerenza.
Risulta così tracciata la linea di demarcazione tra l’Umanesimo e l’Anti-umanesimo. L’umanesimo pone al primo posto il lavoro rispetto al grande capitale; la Democrazia reale rispetto alla Democrazia formale; il decentramento rispetto al centralismo; la non-discriminazione rispetto alla discriminazione; la libertà rispetto all’oppressione; il senso della vita rispetto alla rassegnazione, al conformismo ed all’idea che tutto sia assurdo.
Poiché si basa sulla libertà di scelta, l’Umanesimo possiede l’unica etica valida nel momento attuale. Allo stesso modo, poiché crede nelle intenzioni e nella libertà, distingue tra errore e malafede, tra colui che sbaglia e colui che tradisce.

IV. Dall’umanesimo ingenuo all’umanesimo cosciente

E’ nella base sociale, è nei luoghi in cui i lavoratori risiedono o svolgono la loro attività che l’Umanesimo deve trasformare la semplice protesta in una forza cosciente che abbia come obiettivo la trasformazione delle strutture economiche.
Quanto ai membri più combattivi delle organizzazioni sindacali e dei partiti politici progressisti, bisogna dire che la loro lotta diventerà coerente nella misura in cui sarà diretta a trasformare i vertici delle organizzazioni a cui sono iscritti e nella misura in cui darà a tali organizzazioni un indirizzo che, al di là delle rivendicazioni di corto respiro, faccia propri gli aspetti fondamentali dell’Umanesimo.
In larghi strati di docenti e studenti, normalmente sensibili alle ingiustizie, la volontà di cambiamento diventerà cosciente a misura che la crisi generale del Sistema tenderà a gravare anche su di essi. E certo già oggi il settore della Stampa, che è a diretto contatto con la tragedia di ogni giorno, è in condizioni di prendere un indirizzo umanista; lo stesso vale per quei settori intellettuali le cui opere sono in netta opposizione con i modelli sostenuti da questo sistema inumano.
Di fronte alla sofferenza umana numerose organizzazioni lanciano l’invito ad agire in modo disinteressato a favore degli emarginati o dei discriminati. In determinate occasioni, associazioni, gruppi di volontariato e consistenti fasce della popolazione si mobilitano e cercano di dare un contributo positivo. Senza dubbio, proprio il fatto di denunciare problemi di questo tipo costituisce di per sé un contributo. Ma tali gruppi non impostano la loro azione nel quadro di una trasformazione delle strutture che danno origine ai mali che denunciano. Pertanto un tale atteggiamento rientra più nel campo dell’Umanitarismo che in quello dell’Umanesimo cosciente. Comunque le denunce e le azioni concrete che esso porta avanti sono degne di essere approfondite e potenziate.

V. Il campo dell’anti-umanesimo

A misura che le forze mobilitate dal grande capitale soffocano i popoli sorgono ideologie incoerenti che crescono sfruttando il malessere sociale, malessere che incanalano verso falsi colpevoli. Alla base di queste forme di neo-fascismo c’è una profonda negazione dei valori umani. Anche in certe correnti ecologiste devianti succede qualcosa d’analogo, visto che privilegiano la natura rispetto all’uomo. Esse non sostengono più che il disastro ecologico è propriamente tale perché mette in pericolo l’umanità: lo è perché l’essere umano ha attentato contro la Natura. Secondo alcune di queste correnti, l’essere umano è un essere infetto che in quanto tale infetta la Natura. Per loro sarebbe stato meglio che la medicina non avesse avuto alcun successo nella lotta contro le malattie e per prolungare la vita. “Prima la terra!” urlano in modo isterico, richiamandoci alla memoria i proclami del nazismo. Da qui alla discriminazione delle culture che contaminano, degli stranieri che sporcano ed inquinano, il passo è breve. Anche queste correnti rientrano nel campo dell’Anti-umanesimo, visto che alla loro base c’è il disprezzo per l’essere umano. I loro mentori disprezzano se stessi ed in questo riflettono le tendenze nichiliste e suicide oggi di moda.
Certo, uno strato consistente di persone sensibili aderisce ai movimenti ecologisti perché si rende conto di quanto siano gravi i problemi che questi denunciano. Ma se assumeranno, come sembra opportuno, un carattere umanista, i movimenti ecologisti indirizzeranno la lotta verso i responsabili della catastrofe: il grande capitale e la catena di industrie ed aziende distruttive, tutte strettamente imparentate con il complesso militare-industriale. Prima di preoccuparsi delle foche dovranno preoccuparsi della fame, del sovraffollamento, della mortalità infantile, delle malattie, della carenza di abitazioni e di strutture sanitarie, piaghe, queste, che affliggono tante parti della terra. Dovranno dare l’opportuno risalto a problemi quali la disoccupazione, lo sfruttamento, il razzismo, la discriminazione e l’intolleranza nel mondo tecnologicamente avanzato. Quello stesso mondo che, con la sua crescita irrazionale, sta creando gli squilibri ecologici.
Non è necessario dilungarsi troppo sulle Destre intese come strumenti politici dell’Anti-umanesimo. La loro malafede raggiunge livelli tali che continuamente esse si spacciano per rappresentanti dell’Umanesimo. In questa stessa direzione si è mossa anche l’astuta banda clericale che ha preteso di elaborare non si sa quali teorie a partire da un ridicolo “Umanesimo teocentrico”. Si tratta della stessa gente che ha inventato le guerre di religione e l’inquisizione, che ha fatto da boia ai padri storici dell’Umanesimo occidentale e che ora si arroga le virtù delle sue vittime arrivando persino a “perdonare le deviazioni” degli antichi umanisti. La malafede e il banditismo nell’appropriarsi delle parole sono così enormi che i rappresentanti dell’Anti-umanesimo non hanno mancato di nascondersi dietro il nome di “umanisti”.
Sarebbe impossibile fare un inventario completo dei trucchi, degli strumenti, dei modi e delle espressioni utilizzate dall’Anti-umanesimo. In ogni caso, un’opera di chiarificazione delle tendenze anti-umaniste più nascoste permetterà a molti umanisti, per così dire ingenui o spontanei, di rivedere le proprie concezioni ed il significato della propria attività sociale.

VI. I fronti d’azione umanista

L’Umanesimo organizza fronti d’azione nei luoghi di residenza, nel mondo del lavoro, nel mondo sindacale, politico e culturale con l’intento di trasformarsi, poco a poco, in un movimento a carattere sociale. Con queste attività esso cerca di creare le condizioni per integrare forze diverse, gruppi ed individui progressisti senza che questi perdano la loro identità e le loro caratteristiche particolari. L’obiettivo del movimento umanista è quello di promuovere l’unione tra forze che possano influire sempre di più su vasti settori della popolazione e di orientare con la sua azione la trasformazione sociale.
Gli umanisti non sono ingenui né si gonfiano il petto con dichiarazioni di sapore romantico. In questo senso non credono che le loro proposte siano l’espressione più avanzata della coscienza sociale né pensano che la propria organizzazione sia qualcosa d’indiscutibile. Gli umanisti non fingono di essere i rappresentanti della maggioranza. In tutti i casi, agiscono in accordo con ciò che ritengono più giusto e favoriscono le trasformazioni che credono possibili ed adatte all’epoca in cui è toccato loro vivere.