Immigrazione e lavoro. Otto lavoratori immigrati su dieci pronti a scioperare per rivendicare i propri diritti. Tra le preoccupazioni maggiori i livelli salariali, la stabilità lavorativa, la sicurezza e la rispondenza alla formazione.
Presentata l'indagine "Lavoro, diritti e integrazione degli immigrati" dell'Eures.
24 ottobre 2008
Scioperare per rivendicare i propri diritti di lavoratori e cittadini e un'eventualità accettata da otto lavoratori stranieri su dieci. È quanto emerge dall'indagine "Lavoro, diritti e integrazione degli immigrati" presentata ieri dall'Eures. La ricerca ha coinvolto 1.105 stranieri maggiorenni in tutto il territorio nazionale e ha analizzato le condizioni di lavoro, la domanda di tutele e di diritti di cittadinanza tra i lavoratori stranieri in Italia.
Tre stranieri su quattro ritengono utile uno sciopero a sostegno delle proprie rivendicazioni (il 76,3% delle risposte, che salgono al 79,1% tra quanti svolgono un lavoro subordinato e all'80,5% nella fascia 18-29 anni) e una quota ancora superiore (il 77,7%, che sale all'80,7% tra i lavoratori subordinati) dichiara che aderirebbe ad un eventuale sciopero dei lavoratori immigrati in Italia finalizzato ad un maggiore riconoscimento dei loro diritti. Più in particolare il 32,7% del campione afferma che vi aderirebbe ''sicuramente'' ed il 45% ''probabilmente''.
Le intenzioni di adesione risultano maggiormente spiccate tra i lavoratori dell'Europa dell'Est, con l'80,7% delle adesioni, seguiti dagli immigrati di provenienza africana (78,6%), da quelli del Centro-Sud America (76,3%) e dagli Asiatici (65,8%). La propensione ad aderire ad uno sciopero dei lavoratori stranieri cresce inoltre tra quanti risiedono in Italia da oltre 10 anni, raccogliendo l'80,4% delle adesioni (a fronte del 76,9% tra quanti sono in Italia da 5-10 anni e del 76,8% tra quelli presenti da meno di 5 anni).
Nell'ambito lavorativo gli intervistati si dichiarano nell'85% dei casi soddisfatti ("molto" o "abbastanza") del rapporto con i colleghi (a fronte del 14,9% di insoddisfatti), il 74,9% con il datore di lavoro ed il 76,6% dell'ambiente di lavoro nel suo complesso. Le maggiori criticità si rilevano, invece, sulla retribuzione, insoddisfacente per oltre la metà (50,8%), ma anche per la stabilità del posto di lavoro (47,1% di insoddisfatti), la rispondenza alla formazione (46% di insoddisfatti) e la sicurezza sul posto di lavoro (con il 35,2% di insoddisfatti).
Quale sarebbero gli effetti di uno sciopero? Per l'Eures gli immigrati rappresentano il 13% dell'occupazione, con mansioni nell'85% dei casi di carattere esecutivo, progressivamente abbandonate dai lavoratori italiani. Se tutti i lavoratori stranieri ''incrociassero le braccia'', al di là degli effetti fortemente negativi sul Pil nazionale (di cui producono quasi il 10%), si avrebbe quindi una paralisi di alcuni settori quali, in primo luogo, i servizi alle famiglie (dove la componente straniera raggiunge il 67%), ma anche nell'agricoltura (20,9% di occupati stranieri), nelle costruzioni (19,7%) e nel comparto turistico ricettivo (20,9%); fortemente indeboliti ne risulterebbero anche il tessile (14,8% di occupati stranieri), l'industria conciaria (15,7%), quella metallifera (14,6%) e, più in generale, l'industria nel suo complesso (12,9%).
http://immigrazioneoggi.it/daily_news/2008/ottobre/24_1.html
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